Una vita per l'arte (Rizzoli) by Peggy Guggenheim

Una vita per l'arte (Rizzoli) by Peggy Guggenheim

autore:Peggy Guggenheim [Guggenheim, Peggy]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2020-05-22T16:00:00+00:00


Gli orecchini fabbricati da Tanguy per Peggy.

Llewellyn aveva una splendida casa dove lui e sua moglie lavoravano e davano feste alle quali era considerato quasi un onore essere invitati. Erano snob ed appartenevano tutti e due a vecchie famiglie inglesi.

Tutti i miei guai cominciarono quando John Davenport invitò a Calais, per un fine settimana, Llewellyn, me ed un’altra coppia. Nessuno sapeva della mia relazione con Llewellyn e lui passava la maggior parte della giornata a scherzare con la moglie di John, mentre io chiacchieravo con John, che era un compagno delizioso. Ci portò in ristoranti meravigliosi e trascorremmo così due bellissime giornate. Gli altri poi andarono a Parigi ed io tornai da Sindbad, che trascorreva con me le vacanze pasquali. Quando partii Llewellyn mi portò sul battello una piccola bottiglia di brandy e sono sicura che fu felice che partissi prima che fossimo scoperti. In seguito trascorsi tre mesi in uno stato di grande incertezza, non sapendo se ero incinta o meno.

Ogni volta che credevo di esserlo, mi dicevo che non era possibile e viceversa. Avevo uno stupido dottore, una donna, che mi parlava al telefono e si rifiutava di visitarmi. Sembrava convinta che io avessi abortito tre volte. Via via che il tempo passava, la mia salute peggiorava e restai a letto diversi giorni. John Davenport mi invitò per il fine settimana nella sua splendida casa nel Cotswolds: trascorsi un intero pomeriggio a sarchiare i giardini e a spingere una carriola pesante, sperando che avrebbe avuto un certo effetto, ma le cose non cambiarono.

Un pomeriggio Llewellyn mi invitò a casa sua a vedere il lavoro di sua moglie e nel momento stesso in cui entrai nella stanza e la vidi, capii che eravamo tutte e due incinte. Poco dopo, lei abortì e la dovettero portare in ospedale nel bel mezzo della notte perché era in pericolo. L’ironia della situazione era che loro volevano un figlio ed io offrii il mio a Llewellyn, ma lo rifiutò, sostenendo che poteva ancora averne.

Dopo settimane d’incertezza andai a Petersfield e consultai il mio medico di laggiù. Corsi un rischio terribile, ma devo dire che lui sopportò molto bene il trauma; mi fece fare un test a Edimburgo, e dopo diversi giorni mi disse che la prova era risultata positiva. Gli chiesi di aiutarmi a venir fuori dai guai e lui rispose che non poteva correre quel rischio. Protestai, gli dissi che stavo male, ma mi garantì che tutto sarebbe senza dubbio passato nel giro di un paio di settimane. Allora andai a Londra e finalmente consultai un medico esule dalla Germania. Disse che anche un cieco avrebbe visto che ero incinta e che ero troppo vecchia per avere un figlio, specialmente dopo non averne avuti per quattordici anni. Fui molto sollevata: avevo trovato qualcuno capace di porre fine ai miei guai.

Mentre ero in ospedale, venne a trovarmi John Davenport, portando bracciate di fiori. Non aveva idea di quel che mi affligeva, e non sospettò affatto dei pericoli in cui ero incorsa a Calais.



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